Ugolini scrive con gli occhi prima che con la penna. Gli oggetti, le cose, le voci, i suoni, l'ombra dei corpi e anche gli stessi corpi delle persone Ugolini li ha cercati, e li accoglie nel loro ordine, dopo averli liberati dalla polvere con un battito di ciglia, quindi con una leggerezza d'emozione che riesce a sorprendere. C'è dunque una costante progressione narrativa e c'è una perspicacia introspettiva e riflessiva non comune in queste pagine. Se si potesse, per esempio, fare un rimando esplicativo/letterario per la collocazione di questo breve romanzo nel nostro panorama, si può senza dubbio indicare Casa d'altri di D'Arzo come un faro illuminante – magari anche se indiretto.